BESANA OTTANTA
"Besanaottanta"
è un organico programma di mostre d'arte organizzate dal Comune di
Milano, Ripartizione Cultura e Spettacolo, curato da Renato Barilli e
Flavio Caroli, iniziato nel marzo 1986 e che proseguirà per due
anni alla Rotonda di via Besana. Le rassegne, organizzate a coppie,
sono dedicate alle nuove situazioni artistiche italiana e
internazionali, oltre che a riconosciuti protagonisti dell'arte
contemporanea.
Le due mostre, relative al 3' ciclo, inaugurate il 12 dicembre 1986,
sono "nuove geometrie", per la serie delle situazioni, e "Giuseppe
Guerreschi", per quella dei protagonisti.
La Rassegna "Nuove geometrie", curata da Flavio Caroli, che mostra il
lavoro degli austriaci Franz Vana, Helmut Mark, Helmut Rainer, Heimo
Zobernig, Franz Graf, Brigitte Kowanz, Peter Kogler, Evelyne Egerer,
dell'americano Peter Halley, del francese Thierry Cheverney e degli
italiani Alessandro Mendini, Giovani Asdrubali e Mariano Rossano,
intende offrire una documentazione su alcuni dei più importanti
raggruppamenti individuali di questa situazione che sta rapidamente
imponendo un cambiamento di direzione alla situazione artistica
internazionale.
Accanto alle ricerche astratto -informali, negli ultimi tempi si
è configurata internazionalmente une situazione artistica ancora
di tendenza astratta , ma più concentrata sui valori di un nuovo
spirito geometrico, o costruttivo o neo concettuale. Tale tendenza, che
non procede per contrapposizione rispetto alla pittura neo-informale, ma
per interna evoluzione, come dimostra la storia di parecchi suoi
protagonisti, testimonia un rinnovato desidero di ordine e
riflessività nelle ultime generazioni. Se da un lato essa assume
il significato di una sorta di "astrazione eroica" che tenta di
recuperare un ordine estremo e forse impossibile, in altri artisti essa
la strumentazione mentale meta-rappresentativa dell'arte
concettuale. Le ricerche "neo-geometriche" hanno interessanti punti di
coagulo nelle importanti città artistiche del mondo, ma si può
dire che due realtà più forti sono quella austriaca e
quella e quella americana, con significative e come sempre anomale
analogie nella situazione italiana.
L'esposizione monografica dedicata a Giuseppe Guerreschi, per la
rubrica dei "protagonisti", è curata da Renato Barilli, con una
testimonianza in catalogo di Giorgio Mascherpa. L'artista,
prematuramente scomparso l'anno scorso quando aveva da poco superato i
cinquant'anni d'età, verrà rappresentato con una trentina
di dipinti, alcuni dei quali relativi all'inizio del suo percorso, e
altri, via via più numerosi, rivolti a documentare le fasi
più recenti. Si partirà cosi dalla stagione che venne
anche detta del "realismo esistenziale", tipica dell'ambiante milanese
a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e che senza dubbio fu
più originale di altri aspetti del realismo in Italia. Ma per
Guerreschi quella fu appena una partenza, in seguito egli svolse un
cammino singolare che lo porto a incrociare molto situazioni, e per
esempio a raccogliere la sfida delle poetiche dell'oggetto
caratteristiche degli anni Sessanta, attente al linguaggio dei mass
media e sfociate nel clima Pop. Ma, con originale sincretismo, egli
mescolo le indicazioni di gusto Pop con altre specie espressionista, in
un impasto vivace e sopredente, che sapeva fondere materiali estratti
da una storia personale e privata con altri pubblici, forniti dalla
cronaca, dall'attualità, oppure dal passato e dal museo. Per
questa via, egli arrivo quasi a presagire la attuali poetiche della
"citazione", o a costeggiare un gusto neo metafisico e surreale, ma
restando sempre estremamente personale.