NUOVE PROPOSTE PER L'ARTE DEL DUEMILA
Da un lato, trecidi giovani europei che formano il gruppo delle "Nuove
Geometrie", dall'altro uno dei veri protagonisti di ieri, Giuseppe
Guerrreschi: testimoniano la continuità di una tendenza che ha
le radici nelle avanguardie storiche ma che oggi, dopo aver assimilato
le esperienze più recenti, si presenta in forma "anticipatrice".
Come un pendolo, l'arte veramente tra due estremi. Potrà
sembrare semplicistico ridurne la vitalità a un succedersi di
oscillazioni che vano da un elemento espressionista e dionisiaco a un
elemento geometrico, razionale e apollineo, cioè da una carica
di violenza e gestualità incontrollata a un desiderio profondo e
sorvegliato di ordine. Ma l'arte moderna, sottoposta a scosse sempre
più frequenti, richiama veramente il movimento di un pendolo.
Per quanto schematica sia dunque la metafora, essa è tutt'altro
che improbabile, e aiuta l'osservatore a districarsi nella selva
selvaggia delle mostre, nel labirinto delle pulsioni più
recenti, che formano il tessuto dell'arte dei giovani, oggetto di una
viva curiosità (tanto è vero che mai come di questi tempi
si aprono ai giovani gallerie specializzate e si organizzano rassegne
all'insegna dell'"under 35").
Vediamo dunque che cosa sta accadendo in questo campo. "Apparentemente
è cominciata l'ennesima virata", afferma Flavio Caroli,
ordinatore di "Nuove Geometrie" alla Besana di Milano. "Alla
diluvialità di una situazione di segno positivo (per esempio
"romantico") ne segue una di segno negativo (diciamo
"classico-intellettualistico") in una consecuzione di mode che
pensa essenzialmente alla novità e alla riconoscibilità
del prodotto. Ciò che è insopportabile, in questo
meccanismo, è la prevedibilità".
Una ritrosia che diventa uno stile
In
realtà, questa volta, non si tratta di una situazione
altrettanto prevedibile di quella che domina l'alternarsi delle mode.
Nel panorama dei giovani già si sono individuate molte spinte in
direzioni diverse, soprattutto se osserviamo gli ultimi sei anni di
pittura che via ci avvicinano alla fine del secolo. Come si sono
presentati ? "La pittura dei primi anni Ottanta è stata
improntata a un dichiarato immoralismo, a uno spirito grottesco e di
rapina. L'attitudine intellettuale degli ultimi protagonisti è
invece apertamente moralistica", continua il critico di "Nuove
Geometrie". Basta parlare con gli artisti per accorgersi che essi
rivelano una strana ritrosia verso le manifestazione clamorose e
collettive che un tempo conquistavano proprio i giovani, pronti a fare
una bandiera di ogni accadimento pubblico; e rivelano anche una chiara,
necessita di concentrazione sul proprio lavoro, come se soltanto
da se stessi potesse nascere il linguaggio che permette la
comunicazione con il mondo. "Una ritrosia che è diventata
stile", conclude Caroli, mentre i figurativi di oggi sembrano essere
più estroversi e più mondani.
E dunque prosegue l'avventura intellectuale che porta alla ribalta,
nella Besana di Milano, le proposte in parallelo di due critici: Caroli
per le situazioni italiane e internazionali, e Renato Barilli per i
"protagonisti" dell'arte contemporanea, che questa volta è
Giuseppe Guerreschi.
L'esposizione monografica dedicata a Giuseppe arriva postuma,
perché l'artista è scomparso prematuramente un anno fa,
nella fase di programmazione della mostra. Tanto più straziante
e seducente insieme risulta la presenza di questo maestro, lacerato da
diverse esperienze, in mezzo alla popolazione dei più giovani
che gli fanno ala. La sua figura, in parte ancora da decifrare sia per
la complessità sia per la crudezza dell'invenzione, indica una
testimonianza di quel "realismo-esistenziale" degli anni Sessanta che
volgeva le spalle al "realismo volgare" del dopoguerra, per evolversi
verso altre situazioni fino a sfiorare il linguaggio dei mass media.
Guerreschi ha mescolato queste e altre indicazioni in un impasto che
Barilli ritiene molto vivo, nato dalla fusione della storia personale
con la cronaca e con l'attualità di un periodo politicamente
teso, senza dimenticare il passato e il museo (cosi da anticipare certe
correnti attuali e costeggiando il gusto per la metafisica e il
surrealismo).
Siamo in una fase di "raffreddamento"
Invece
"Nuove Geometrie" presenta il lavoro di un gruppo di austriaci, Franz
Vana, Helmut Rainer, Heimo Zobernig, Franz Graf, Brigitte Kowanz, Peter
Kogler, Evelyn Egerer, assieme a quello dell'americano Peter
Halley, del francese Thierry Cheverney e degli italiani Alessandro
Mendini, Giovanni Asdrubali e Mariano Rossano. Al loro impegno, e in
particolare alla realtà maturata negli austriaci, si deve un
cambiamento di direzione nella situazione dell'arte internazionale.
(Non a caso, proprio in questi mesi, allo Studio Cannavielo di Milano
è presentato Albert, il leader dei "Nuovi Ordinatori").
Da chi nascono i "geometrici" ? I due grandi filoni della "Nuova
Immagine" all'inizio degli anni Ottanta sono stati, da un lato, quello
figurativo con le sue varietà (transavanguardia, classicismo e
via dicendo); dall'altro, quello del nuovo informale. Proprio dal
filone astratto si è affacciata a un certo punto l'ipotesi
geometrica, quasi una necessità di mettere ordine: è
quella che Heidi Grundmann definisce la "fase di raffreddamento".
Raffreddamento, congelamento o piccola glaciazione che sia, questa
tendenza si deve non soltanto alle radici che affondano nell'informale
storico, quanto e più ancora all'arte concettuale, che ha reso
gli artisti più sorvegliati e consapevoli nella esecuzione delle
loro opere. Un sotterraneo filone concettuale ha attraversato la
pittura informale, e ora, temporaneamente, si rivela nelle dimensioni
delle "Nuove Geometrie" che accolgono diversi orientamenti personali.
Da un lato, Vana si riferisce alle invenzioni di Klee e Mark tenta di
creare un rapporto fra strutture primarie e tecnologie. Dall'altro
Mendini, Passato dal design alla pittura, fa una decorazione che si
riferisce alle citazioni colte e alle ambientazioni, affiancandosi
all'"insinuante estetismo viennese" di Kowanz e di Graf; come la
vibrazione tutta in superficie del francese Cheveney si contrappone
alla "astrazione eroica" di Asdrubali e all'"ermetismo inespressivo" di
Rossano. In ogni caso, siamo entrati in un'area di ordine e di
riflessività.
Le avventure dei secolo ventesimo
"Nel
camino eccezionalmente importante dell'arte del XX secolo (uno dei
secoli complessivamente più avventurosi e grandi della
creatività occidentale) ciò corrisponde a un temporaneo
equilibrio tra le forme della fantasia e quello del cosmo.
Tempeste in vista non sembrano esserci", conclude Caroli.
E a questo punto le due rassegne confluiscono in un itinerario solo,
quello che parte dall'arte concettuale e dalle sue acquisizioni per
avviare la nostra osservazione verso le forme probabili future e
indurre a pronostico interessanti sull'arte che alla vita nel Duemila.