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FATE QUADRATO


La moda del giorno è data da un utile e inevitabile ritorno all' "esprit de geometrie", se non altro come antidoto all'eccesso di pittoricismo che si era avuto negli anni appena trascorsi. Se già avenamo visto rassegne dedicate a esplorare questo nuovo trend nel suo affacciarsi tra gli artisti italiani, ora Flavio Caroli ce ne offre una panoramica anche a internazionale, nell'ambito delle mostre sperimentali che si tengono alla milanese Rotonda della Besana. Naturalmente come ossera anche il critico in catalo go, c'è da rimanere traumatizzati, una volta che "si è capito il gioco", che cioè si è afferato il ritmo ineluttabile con cui si compiono queste "oscillazioni del gusto", circa ogni decennio, raggiungendo perfino un carattere di prvedibilità quasi a tavolino. Molti imprecano di esse, le attribuiscono a una diabolica congiura di critici e di mercanti, o appunto vi colgono il segno di una degradazione dell'arte a semplice fatto di moda.

Si tratta invece di una legge intrinseca alla ricerca, e non solo nell'arte, di cui troveremmo tracce anche in epoche storiche non sospette. Inoltre, per comune sollievo, si deve pur precisare che le oscillazioni non riportano mai il pendolopari sulla posizione occupata qualche tempo prima. Per esiempo, le "nuove geometrie" di oggi (come suona il titolo della mostra milanese) si distinguono da altra del passato perché distribuiscono attorno a sé un pizzico di stramberia, indulgono ai valori decorativi, e in qualche modo cercano una complicità diretta o indiretta, con l'immagine eletronica, quasi fossero partorite dai computer, o meditassero di venirne risucchiate.

E questo il caso del piiù noto tra gli espositori italiani, Alessandro Mendini, che infatti sembra partire dal linguaggio di Kandinsky, e quindi da un astrazione che ha alle spalle buone dosi di biomorfismo, di umori brulicanti, anche se debitamente "raffredati" e stilizzati, eseguiti con una perfezione tecnica che nasconde le tracce della mano artigianale per aspirare alla lucidità della  realizzazione meccanica (o electronica?). Del resto, come è ben noto, Mendini svolge anche un ruolo teorico, e in tale veste ha attraversato il postmoderno proponendo la formula alternativa del neomoderno.

Caratteri simili troviamo nei pui giovani protagonisti, nati davvero con la nuova situazione. Il francese Thierry Cheverney (forse il migliore tra essi) sembra ispirarsi alla geometria dei frattali, che in un certo senso offre una  sintesi tra l'irregolarita vitalistica e il rigore matematico; oppure traccia come delle scie di gas in un vuoto spinto. Molto piacevoli anche Helmut Rainer (un decorativo "freddo") e Franz Vana, delicatamente polimaterico, capace di offrire un campionario di tessuti, di patterns ornamentali, distribuitti su vari pannelli contigui. Entrambi questi artisti sono austriaci, come la più parte degli espositori (fra cui Evelyne Egerer, autrice di oggettini prziosi, pur nellaloro confezione asettica). Ci sarebbe pure uno statunitense, presente almeno in catalogo, addirittura una "stella" di questa nuova costellazione, Peter Halley. Ma con lui siamo a una geometria analitica che ricalda un po troppo fedelmente le orme del gran padre Mondrian. A meno di non internderla come una citazione, come un "falso d'autore", col che rientreremmo nelle coordinate della situazione precedente.




Renato Barilli






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